LA BIBLIOTECA

La collezione libraria del Valerio inizia a costituirsi nel 1876. In quest’anno Guidi produce il suo primo bollettino meteorologico e lo invia ai principali osservatorî italiani ed esteri chiedendo per il futuro lo scambio delle pubblicazioni.

La piccola biblioteca viene riordinata alla fine del 1885 da Calvori e divisa in tre settori: Magnetismo e Sismologia, Astronomia, Meteorologia. Un elenco del secolo scorso indica verso il 1886 la presenza di oltre 600 pezzi provenienti da tutto il mondo.

Le vicende della biblioteca negli anni seguenti non sono ben note; si sa soltanto che scampò al bombardamento del ‘44 e che originariamente si trovava tra la Camera dei sismografi e il Laboratorio, a metà cioè dell’attuale corridoio che conduce dagli uffici alla Sala dei magneti. Il materiale era collocato in quattro scansie a vetri poste su altrettante credenze. Nella parte inferiore prendevano posto le pubblicazioni da rilegare, in quella superiore quelle già rilegate (vedi Piantina di Calvori).

Durante la direzione di Bedosti, la biblioteca venne trasferita nei locali attuali, provvedendo alla sua catalogazione con criteri che creano qualche perplessità. Manca infatti una classificazione per soggetti e per autori e il suo ordinamento segue il criterio della numerazione progressiva. Il materiale risulta suddiviso in tre campi: Astronomia, Meteorologia e Geofisica, e lo si ritrova elencato, con discutibili criteri bibliografici, in alcuni quaderni.

Nella sua inventariazione hanno trovato posto molti corpi estranei. Sono ad esempio censiti come singoli pezzi semplici ritagli di riviste oppure si ritrovano inseriti materiali d’archivio come registri e manoscritti. Oltre a ciò, è possibile rilevare un altro tipo di "inquinamento" determinato dall’acquisizione di testi scolastici e di riviste con scarsa attinenza con il tematismo scientifico proprio dell’osservatorio.

Queste metodiche di riordino hanno portato a poter "vantare" una registrazione (virtuale) di 8.922 pezzi per il settore Meteorologia, 4.484 per Geofisica e 1.645 per Astronomia.

Quanto sopra ha causato non solo il mancato utilizzo di un importante giacimento culturale da parte di studiosi e di utenti comuni ma anche il suo progressivo degrado. Lo spettacolo che si presenta attualmente è penoso se si considera l’invidiabilità di questa rara collezione storico-scientifica; il disordine totale si coniuga alla non idoneità dei locali che sono umidi, privi delle più elementari norme di sicurezza e infestati da parassiti e muffe.